Ho conosciuto Darya diversi anni fa, partecipavamo entrambe a un’iniziativa, io come fotografa, lei come truccabimbi. Non una truccabimbi qualsiasi, i visi dipinti dei bambini erano delle vere opere d’arte, ne rimasi incantata.
Ho scoperto poi il suo lavoro come artista, un’artista eclettica capace di muoversi tra teatro, moda, pittura e danza. In questi ultimi anni Darya si è dedicata alla realizzazione di bellissimi pupazzi, curati nei minimi dettagli, piccole creature che ci conducono in un mondo di meraviglia.
Darya Ershad nasce a Shiraz nel 1983. Si laurea a Tehran in pittura presso l’università Art & Architecture di Tehran. Nel 2008 decide di partire per l’Italia per specializzarsi in “Fashion Design” presso L’Accademia di Belle Arti di Brera. Ma la sua vera passione non è tanto la moda quanto il teatro, perciò inizia ad avvicinarsi al mondo degli spettacoli di scena, collaborando con teatri e atelier come costumista per diversi anni. Ed è grazie al contatto con i tessuti ed i vari materiali che prende forma una nuova possibilità per esprimere le sue idee: nei suoi ultimi lavori si vedono infatti diversi strati di stoffe, fili e nodi che raccontano storie e ricordi della sua vita e, forse, di tutte le Donne.
Nella fotografia a sinistra opera di Darya Ershad, nella fotografia a destra opera di Luiso Sturla
“Colori, tessuti, musica e movimenti sono ben intrecciati nella mia natura. Avverto dentro di me un forte legame tra loro.
Una parte di me è molto legata alla mia infanzia e da quattro anni circa creo creature per bambini o, per essere più precisa, per bambini intrappolati nel corpo di adulti. Sono creazioni piuttosto lontane dai miei soliti lavori ma è una parte di me che assolutamente non riesco nascondere. Perciò posso dire di essere un’artista con due lati molto diversi.
Avevo due zie sarte, la loro casa per me era un angolo di paradiso. Mi lasciavano i pezzettini di stoffe con cui potevo realizzare le composizioni o le bambole. Ancora mi ricordo benissimo la sensazione di quella stanza: Un miscuglio tra olio di macchina da cucire, tessuti, fibre, la musica che ascoltavano in più il profumo di fiori d’arancio. Quella stanza aveva una finestra sul cortile dove c’erano quattro aranci che in primavera si riempivano di fiori profumatissimi. Se era autunno o inverno per me non cambiava, quella stanza aveva sempre quel profumo. Ecco perchè i miei pupazzi per me sanno di quei fiori.
A distanza di anni ovunque mi capiti di andare cerco le stoffe e materiali tessili. Qualche volta non le utilizzo per niente, le guardo e le tocco solamente. Al momento giusto prenderanno una nuova vita…”
Milano, 2021-2022