[…] quante mai persone, ditemi, hanno cambiato dalle nostre parti due o tre volte in vita loro di nazionalità, di religione, di partito, di nome. Come se fossero state concepite in barca, si sono fatte della vita un’idea d’instabilità, di transitorietà come unica definitezza. […]
da “Una valigia di cartone”, Nelida Milani, 1991, Sellerio Editore Palermo
In questo Giorno del ricordo desidero parlare di un progetto al quale sto lavorando da un anno Mi chiamavo Kocijančič sulla storia della mia famiglia paterna, sul mio cognome, sull’Esodo, su una terra che ha vissuto tante sofferenze, dove fascismo e comunismo si sono susseguiti compiendo gli stessi errori e accanendosi prima su una parte della popolazione e poi sull’altra. L’anno scorso decisi di andare in Istria con mio padre nato in Italia da genitori istriani, Guerrina Cossetto e Angelo, allora Kocijančič, poi Cociani. Quando i miei nonni nacquero l’Istria era sotto l’impero austro-ungarico, poi passò all’Italia, poi divenne Jugoslavia e ora è Croazia. Dopo la seconda guerra mondiale molti istriani se ne andarono, iniziò il cosiddetto “esodo”. I miei nonni decisero di venire in Italia lasciando i loro genitori e abbandonando la terra che amavano tanto, alcuni fratelli e cugini scapparono in Australia, altri rimasero.